Il bilancio della Provincia in agricoltura ad oggi è fatto di due anni di latitanza politica, un po' di macerie e i comunicati stampa dell'Assessore Dadati, che a dire il vero ultimamente si sono diradati. Forse per il timore di essere scovato preferisce tacere, cercando di passare inosservato e pensando di non dovere rendere conto dell'assoluta mancanza di un'idea, di una proposta, di un obiettivo perseguito in tutto questo tempo.
Questa amministrazione si è completamente dimenticata dell'agricoltura, nonostante gli "stati generali" assolutamente inutili e improduttivi, e mi domando per quanto tempo ancora gli agricoltori devono assistere a questo scempio che li priva anche della prospettiva di vedersi riconosciuti ruolo e considerazione. Con tutta evidenza siamo di fronte all'assoluta mancanza di interesse da parte del responsabile politico di questo settore. Non c'è un interlocutore con cui potersi confrontare, sia pure da posizioni diverse.
Le cose in positivo annunciate dall'assessore e che purtroppo non hanno mai visto la luce sono tante, dalla fiera dell'agricoltura a Lecco al rilancio del Consorzio forestale, dal piano straordinario sui sentieri ai distributori di latte negli edifici provinciali, per citarne alcune. Le cose certe al momento sono quelle distrutte, dalla fiera di successo svolta da alcuni anni ad Osnago all'abbandono del Consorzio forestale di ben cinque comuni, per finire con gli uffici dell'agricoltura. Emblematico della situazione preoccupante è l'ordine del giorno sulla filiera corta del latte da me proposto, che per volontà unanime del Consiglio provinciale avrebbe dovuto essere presentato dall'assessore entro il 7 aprile e invece a fine giugno non ha ancora visto la luce, se non sotto forma di una bozza tardiva che giudico una presa in giro del Consiglio provinciale e soprattutto degli allevatori. Membri della stessa maggioranza ne hanno denunciato alla stampa l'incapacità di portare avanti un progetto condiviso all'unanimità e credo sia la prima volta che questo Consiglio provinciale abbia trattato un argomento riguardante l'agricoltura.
Silenzio assordante dell'assessore all'agricoltura anche sulla recente polemica sul mercato agricolo a Lecco, che dimostra il disinteresse e la mancanza di strategia su un tema cruciale per le agricolture marginali come quella lecchese.
Il tema della filiera corta, sul quale con le precedenti amministrazioni la Provincia ha avuto un ruolo propositivo e decisivo, agendo da apripista nell'avviare le prime esperienze che hanno avuto un notevole successo, ha rappresentato un punto centrale della strategia di sviluppo e di modernizzazione dell'agricoltura. La gestione della filiera da parte degli agricoltori, dalla produzione alla commercializzazione dei prodotti freschi o trasformati, in una situazione storica di importanti trasformazioni, può dare un contributo decisivo alle politiche di sviluppo dell'agricoltura di aree come quella lecchese, poiché riconosce un ruolo sociale agli agricoltori e rende loro più tangibile anche la dimensione economica dell'attività, come dimostra ampiamente il successo e lo sviluppo dell'agriturismo e in particolare della ristorazione.
L'importanza crescente che si attribuisce all'agricoltura multifunzionale, nella quale vengono valorizzate quelle funzioni che fino a poco tempo fa erano ritenute secondarie rispetto a quella produttiva, quali i servizi prodotti dalle aziende, il governo del territorio, l'importanza sociale e culturale, il miglioramento dell'ambiente, rischia di provocare negli agricoltori un senso di perdita di identità e di contenuti del loro lavoro, portandoli a percepire l'attività come priva di un riscontro concreto. Questa percezione porta anche al rischio di non cogliere non solo il valore sociale e culturale, ma anche il fine economico dell'agricoltura collocata nel nuovo ruolo. La filiera corta, perciò, può sostenere i processi di modernizzazione agricola, che sono di vantaggio per tutto il territorio. Questa chiave di lettura regge una strategia e una visione dello sviluppo di questo settore e non riduce i mercati agricoli alla sterile e vecchia polemica che vuole contrapposti i commercianti agli agricoltori. Dal silenzio, dunque, emerge la mancanza di un progetto per l'agricoltura, altro che la "provincia utile" degli slogan elettorali del centrodestra, come dimostra anche l'affossamento del progetto sul "paniere dei prodotti agricoli" che avevo impostato avviato e che l'attuale maggioranza ha trattato come fatto burocratico, risolto con uno sterile documento clandestino privo di utilità. Invece avrebbe dovuto costituire uno strumento utile di appoggio di una proficua collaborazione fra agricoltori, artigiani e commercianti, per favorire l'integrazione dell'agricoltura nell'economia locale attraverso una "filiera di territorio" capace di valorizzare le risorse agricole, i servizi e l'artigianato locali. La strategia di lavoro era stata delineata, bastava solo portare avanti con interesse azioni finalizzate alla soluzione del problema e non fare cadere anche questa iniziativa sotto l'insensata scure epuratrice.
A due anni dal suo insediamento questa amministrazione ha dimostrato, nei fatti, tutta l'indifferenza per l'agricoltura e oggi non può più presentarsi credibile. Forse è questa inconfessabile consapevolezza, cioè la mancanza di un'idea di sviluppo dell'agricoltura di questo territorio, che ha determinato la mancanza di un'iniziativa della Provincia che impedisse che le associazioni degli agricoltori e dei commercianti sul mercato agricolo di Lecco recitassero la parte dei famosi polli di Renzo, ignari di finire tutti in pentola.
Questa amministrazione si è completamente dimenticata dell'agricoltura, nonostante gli "stati generali" assolutamente inutili e improduttivi, e mi domando per quanto tempo ancora gli agricoltori devono assistere a questo scempio che li priva anche della prospettiva di vedersi riconosciuti ruolo e considerazione. Con tutta evidenza siamo di fronte all'assoluta mancanza di interesse da parte del responsabile politico di questo settore. Non c'è un interlocutore con cui potersi confrontare, sia pure da posizioni diverse.
Le cose in positivo annunciate dall'assessore e che purtroppo non hanno mai visto la luce sono tante, dalla fiera dell'agricoltura a Lecco al rilancio del Consorzio forestale, dal piano straordinario sui sentieri ai distributori di latte negli edifici provinciali, per citarne alcune. Le cose certe al momento sono quelle distrutte, dalla fiera di successo svolta da alcuni anni ad Osnago all'abbandono del Consorzio forestale di ben cinque comuni, per finire con gli uffici dell'agricoltura. Emblematico della situazione preoccupante è l'ordine del giorno sulla filiera corta del latte da me proposto, che per volontà unanime del Consiglio provinciale avrebbe dovuto essere presentato dall'assessore entro il 7 aprile e invece a fine giugno non ha ancora visto la luce, se non sotto forma di una bozza tardiva che giudico una presa in giro del Consiglio provinciale e soprattutto degli allevatori. Membri della stessa maggioranza ne hanno denunciato alla stampa l'incapacità di portare avanti un progetto condiviso all'unanimità e credo sia la prima volta che questo Consiglio provinciale abbia trattato un argomento riguardante l'agricoltura.
Silenzio assordante dell'assessore all'agricoltura anche sulla recente polemica sul mercato agricolo a Lecco, che dimostra il disinteresse e la mancanza di strategia su un tema cruciale per le agricolture marginali come quella lecchese.
Il tema della filiera corta, sul quale con le precedenti amministrazioni la Provincia ha avuto un ruolo propositivo e decisivo, agendo da apripista nell'avviare le prime esperienze che hanno avuto un notevole successo, ha rappresentato un punto centrale della strategia di sviluppo e di modernizzazione dell'agricoltura. La gestione della filiera da parte degli agricoltori, dalla produzione alla commercializzazione dei prodotti freschi o trasformati, in una situazione storica di importanti trasformazioni, può dare un contributo decisivo alle politiche di sviluppo dell'agricoltura di aree come quella lecchese, poiché riconosce un ruolo sociale agli agricoltori e rende loro più tangibile anche la dimensione economica dell'attività, come dimostra ampiamente il successo e lo sviluppo dell'agriturismo e in particolare della ristorazione.
L'importanza crescente che si attribuisce all'agricoltura multifunzionale, nella quale vengono valorizzate quelle funzioni che fino a poco tempo fa erano ritenute secondarie rispetto a quella produttiva, quali i servizi prodotti dalle aziende, il governo del territorio, l'importanza sociale e culturale, il miglioramento dell'ambiente, rischia di provocare negli agricoltori un senso di perdita di identità e di contenuti del loro lavoro, portandoli a percepire l'attività come priva di un riscontro concreto. Questa percezione porta anche al rischio di non cogliere non solo il valore sociale e culturale, ma anche il fine economico dell'agricoltura collocata nel nuovo ruolo. La filiera corta, perciò, può sostenere i processi di modernizzazione agricola, che sono di vantaggio per tutto il territorio. Questa chiave di lettura regge una strategia e una visione dello sviluppo di questo settore e non riduce i mercati agricoli alla sterile e vecchia polemica che vuole contrapposti i commercianti agli agricoltori. Dal silenzio, dunque, emerge la mancanza di un progetto per l'agricoltura, altro che la "provincia utile" degli slogan elettorali del centrodestra, come dimostra anche l'affossamento del progetto sul "paniere dei prodotti agricoli" che avevo impostato avviato e che l'attuale maggioranza ha trattato come fatto burocratico, risolto con uno sterile documento clandestino privo di utilità. Invece avrebbe dovuto costituire uno strumento utile di appoggio di una proficua collaborazione fra agricoltori, artigiani e commercianti, per favorire l'integrazione dell'agricoltura nell'economia locale attraverso una "filiera di territorio" capace di valorizzare le risorse agricole, i servizi e l'artigianato locali. La strategia di lavoro era stata delineata, bastava solo portare avanti con interesse azioni finalizzate alla soluzione del problema e non fare cadere anche questa iniziativa sotto l'insensata scure epuratrice.
A due anni dal suo insediamento questa amministrazione ha dimostrato, nei fatti, tutta l'indifferenza per l'agricoltura e oggi non può più presentarsi credibile. Forse è questa inconfessabile consapevolezza, cioè la mancanza di un'idea di sviluppo dell'agricoltura di questo territorio, che ha determinato la mancanza di un'iniziativa della Provincia che impedisse che le associazioni degli agricoltori e dei commercianti sul mercato agricolo di Lecco recitassero la parte dei famosi polli di Renzo, ignari di finire tutti in pentola.