Il
gruppo Pd in Provincia di Lecco ribadisce le molte perplessità
e contrarietà all'avvio della variante di PTCP promossa e votata
dalla Giunta Nava e dalla sua maggioranza.
In
particolare esprime preoccupazione per una variante ad un piano,
quello del 2008, che viene lasciato pressochè intonso, salvo
inserire un principio che, soprattutto se non governato saldamente e
con linee guida chiare, può dar adito ad una sorta di liberismo
edificatorio, a tutto danno del nostro territorio e solo a lieve, se
non nullo, supporto all'uscita dalla crisi economica.
A
fronte di molteplici richieste di innovazione, esigenza fortemente
espressa da tutti i soggetti coinvolti nella giornata di lavoro
promossa dalla Provincia nell'ottobre 2012 (OST), “da intendere
tanto come
processo
evolutivo delle imprese esistenti che come opportunità di accogliere
nuove imprese innovative”, e di mobilità funzionale allo sviluppo
economico, l'unica nuova risposta, alla fin fine, che questa variante
di piano esprime è data dalla possibilità di ampliamenti
industriali, prescindendo dalle potenzialità già possibili perchè
già presenti nel PTCP vigente ed eliminando o dilatando le soglie di
sovraccomunalità .
Ricordiamo
che il PTCP vigente consente già le seguenti espansioni:
i
Comuni possono ampliare le aree produttive nei singoli PTCP secondo
queste soglie di sovraccomunalità (art. 28 NTA)
+
15.000 mq x ogni Comune (5.000 x la valsassina e lago)
(ciò
significa che oltre certe soglie i Comuni possono cmq fare
ampliamenti ma facendo accordi con i Comuni limitrofi x perequare il
suolo sottratto x le infrastrutture x condividere lo sviluppo oltre
soglia x individuare ri-equilibri territoriali in termini di
infrastrutture, servizi, ambiente, ecc.)
Inoltre
ogni Comune può prevedere:
Riconversione
di aree dismesse esistenti (non conteggiate nei parametri di cui
sopra)
Individuazione
in aggiunta a quanto sopra aree locali in ampliamento x:
Art.
30 NTA + 5.000 mq (ridotti a 2.500 x valsassina e lago)
E
ancora: + 15% di tutte le aree esistenti x adeguamenti
della produzione
La
nostra preoccupazione nasce dall'opinione che l'analisi
socio-economica effettuata abbia l'obiettivo di ratificare, ex post,
scelte politiche già assunte e che quindi manchino pezzi di analisi
che avrebbero guidato, in modo concreto, le scelte della Giunta e del
Consiglio. Scelte che ad oggi non si evincono nei documenti proposti,
non essendo evidenziata una revisione normativa delle aree
produttive.
Manca
una mappatura effettiva delle aree produttive esistenti e la loro
effettiva utilizzazione, delle aree dismesse, manca un'analisi sulla
modalità di crescita e sviluppo delle aree sul territorio della
provincia, manca un'analisi della domanda e dell’offerta di aree e
della domanda rimasta inevasa, manca la localizzazione territoriale
in relazione alle infrastrutture, manca un'immagine dell'andamento
nei PGT dei Comuni della pianificazione di aree di questo tipo,
mancano le richieste avanzate, negli anni, dai Comuni e le rispettive
eventuali criticità rispetto ai criteri di sviluppo consentiti
dall’attuale PTCP.
Non
viene tenuto in considerazione il patrimonio immobiliare sfitto o
inutilizzato.
Inoltre
continuiamo a ribadire che a nostro parere è una variante sbagliata
nei tempi, che parte dai dati relativi il triennio 2007/2010, senza
tenere conto che i veri effetti della crisi si sono materializzati
successivamente a questo periodo in maniera più evidente.
Un'ulteriore
preoccupazione ci deriva da un'affermazione dell'Assessore Bezzi
fatta durante la Conferenza dei Sindaci della Brianza. In sintesi
diceva che la variante di PTCP deve, secondo le sue intenzioni,
tenere obbligatoriamente conto delle valutazioni e delle osservazioni
dei Sindaci, a costo di dover rivedere scelte fatte in precedenza. Frase
ambigua che ci preoccupa molto, al pari di tante altre.
Noi
riteniamo possa essere valida solo a fronte di una premessa, non
derogabile. Ossia che il PTCP è strumento provinciale di
pianificazione di area vasta, che non può farsi sopraffare dai
singoli localismi e da esigenze microterritoriali. La Provincia di
Lecco non può delegare ai Comuni il compito di programmazione
territoriale che le compete. Un conto è la flessibilità di utilizzo
degli strumenti di programmazione, all'interno di maglie ben
definite, un conto è lo “splafonamento urbanistico”.
Per
quel che riguarda la parte relativa a Rete Ecologica – Paesaggio,
apprezziamo il tentativo di legare gli interventi edilizi alle
compensazioni ambientali, ma ci preoccupa la sottovalutazione delle
difficoltà nel far rispettare indicazioni che hanno una ricaduta
diretta sulla rendita fondiaria.
In
particolare il nuovo art. 61 stabilisce che:
I
comuni definiscono, tramite appositi studi, la consistenza delle
misure di compensazione in relazione alle tipologie di interventi
previste. In attesa o in assenza di tali studi, si individuano i
seguenti rapporti:
per
ogni mc edificato, sia interrato che fuori terra, verranno calcolati
3 m lineari di siepi o 1 mq di bosco o ecosistema equivalente;
per
ogni mq di strada, 5 mq di bosco o ecosistema equivalente;
per
elettrodotti e metanodotti, 3 mq di bosco o ecosistema equivalente
ogni mq disboscato
La
norma è certamente interessante, ma non si spiega come possono
essere individuate le aree in cui effettuare tali compensazione. E'
noto infatti che gli interventi di edificazione sono effettuati da
operatori privati che hanno poi difficoltà a reperire le aree per
tali compensazioni. Se si vuole che la norma sia efficace è
necessario che siano i Comuni o la Provincia stessa ad individuare
gli ambiti in cui tali compensazioni debbono essere attivate (aree
pubbliche, aree da perequare, ecc) e compito del PTCP è di chiarire
anche le modalità di reperimento di queste aree.
Apprezziamo,
infine, l'evidenza che è stata data ad una delle idee su cui la
precedente Amministrazione ha tenacemente lavorato.
La
Tavola: “Rete verde” contenuta nella cartella “Rete
verde di ricomposizione paesaggistica”,
infatti, altro non è se non la revisione del la tavola
“Quadro strategico territoriale” già contenuta nel vigente PTCP,
rimaneggiata alla luce della revisione della tavola di rete verde
vera e propria.
In
sostanza il documento strategico è un documento che fu fatto per la
prima volta nel 2008 nel tentativo di far recepire al PTCP le diverse
progettualità di sistema esistenti sul territorio.
Purtroppo
dobbiamo rimarcare che, in generale, manca la volontà di far
diventare questo quadro d’insieme un vero e strumento di sviluppo
strategico del territorio: un quadro programmatico che l’analisi
socio economica doveva invece contribuire ad indagare, verificare,
motivare, confermare, andando a fornire, in sostanza, elementi utili
per disegnare una aggiornata visione di sviluppo.
Il
processo avviato in questo senso nel 2008 non trova invece sviluppi
nemmeno in questa proposta di variante. Ed è stato chiaro che non
sarebbe potuto avvenire, perché in questi anni, anziché cercare di
sviluppare e avviare i progetti di PTCP, racchiusi nei famosi 12
obiettivi strategici del PTCP in vigore, si è perso tempo ad
avviare questa variante su questioni di facciata (aree produttive) e
a mettere mano a Piani che potevano anche aspettare tempi migliori
(vedi il Piano Cave).
Vogliamo
ricordare questi 12 obiettivi, che ben danno l'idea della complessità
della visione che sta dietro:
1.
Valorizzare le qualità paesistiche e culturali del territorio
provinciale e la collocazione
metropolitana della Città dei Monti e dei Laghi Lecchesi –
componente primaria dei Sistemi Territoriali Pedemontano e dei Laghi
individuati dal Piano Territoriale Regionale (PTR) - come vettore di
riconoscimento dell’identità locale e come opportunità di
sviluppo sostenibile del territorio;
2.
Confermare la vocazione manifatturiera della provincia di Lecco e
sostenere i processi di innovazione (e di rinnovo) dell’apparato
manifatturiero;
3.
Migliorare l’integrazione di Lecco e della Brianza nella rete
urbana e infrastrutturale dell’area metropolitana;
4.
Favorire lo sviluppo di una mobilità integrata e più sostenibile;
5.
Migliorare la funzionalità del sistema viabilistico,
specializzandone i ruoli in relazione alle diverse funzioni
insediative servite (produzione, residenza, fruizione);
6.
Tutelare il paesaggio come fattore di valorizzazione del territorio e
come vettore di riconoscimento e rafforzamento dell’identità
locale;
7.
Conservare gli spazi aperti e il paesaggio agrario, qualificando il
ruolo della impresa agricola multifunzionale e minimizzando il
consumo di suolo nella sua dimensione quantitativa ma anche per i
fattori di forma;
8.
Contrastare la tendenza ad un progressivo impoverimento della
biodiversità e alla riduzione del patrimonio di aree verdi;
9.
Qualificare i tessuti edilizi incentivando lo sviluppo di nuove
tecnologie bio-compatibili e per il risparmio energetico;
10.
Migliorare le condizioni di vivibilità del territorio;
11. Garantire
la sicurezza del territorio con particolare riferimento alla
montagna;
12.
Promuovere i processi di cooperazione intercomunale e la capacità
di auto-rappresentazione e proposta dei Sistemi Locali.
Li
riteniamo obiettivi che, associati ai progetti strategici di Ptcp
(PRINT E PVA), costituiscono la carta di identità dei progetti
strategici di sviluppo infrastrutturale, culturale, turistico e
produttivo del nostro territorio, connotati identificativi da
rafforzare, quindi, e da sviluppare soprattutto nella prospettiva di
"fusione" con altre Province.
Riteniamo
si debba trovare, quindi, il coraggio di sporcarsi le mani e
lavorare su progettualità
concrete, se non si vuole che la
Provincia di Lecco si ritrovi ad esercitare il ruolo di cugino
povero nel futuro assetto provinciale.
Ruolo
che, dagli anni del pionieristico Consorzio alla costituzione della
nuova Provincia, ci siamo abituati a non dover più esercitare grazie
all'orgoglio di tanti lecchesi che hanno saputo mettersi in gioco.
Lecco, 23 gennaio 2013