venerdì 29 aprile 2011

La nostra commemorazione di Vittorio Arrigoni ieri in aula - Consigliera Anna Mazzoleni

"Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri." Don Lorenzo Milani - Lettera ai cappellani militari. 

Vittorio Arrigoni nasce il 4 febbraio 1975.
Le sue prime esperienze come volontario si svolgono principalmente nei Paesi dell’Est europeo e nell’Africa sub sahariana con l’Ong IBO  Soci Costruttori e lo YAP (Youth Action for Peace).
Nel 2002 raggiunge Gerusalemme Est per un primo campo di lavoro in Palestina e successivamente ritorna nei Territori Occupati dove, con altri compagni, inizia quella che diventerà la sua principale ragione di vita: la difesa dei diritti umani attraverso azioni pacifiche di interposizione, proteggendo i piccoli scolari davanti ai tank israeliani, i contadini nella raccolta delle olive, manifestando con i palestinesi contro il muro di separazione, aiutando gli anziani ad attraversare i check point.
Nel 2006 è in Congo, per le prime elezioni libere dopo trent’anni, come Osservatore Internazionale con l’Associazione Beati i Costruttori di Pace accreditata dall’ONU e l’anno dopo è in Libano, nel campo profughi palestinesi
Messo sulla lista degli indesiderabili da Israele che gli impedisce l’ingresso alle frontiere, entra a Gaza via mare il 23 agosto 2008 con le navi Liberty e Free Gaza, che rompono il blocco che dal 1967 Israele impone alla Striscia.
Con gli internazionali rimasti, dell’International Solidarity Movement accompagnano i pescatori in mare e i contadini nei campi perché la loro presenza sia da deterrente alle navi da guerra e ai cecchini sulle torrette, venendo tuttavia anch’essi colpiti.
Quando, il 27 dicembre 2008, Israele lancia l’operazione Piombo Fuso, Vittorio è l’unico italiano presente nella Striscia. E’ dappertutto: a raccogliere feriti, sulle ambulanze cecchinate, negli ospedali, ha visto morire gli amici e pianto le centinaia di bambini massacrati.
Racconta i giorni della sanguinosa offensiva israeliana in articoli pubblicati da Il Manifesto, scritti in condizioni pressocchè impossibili; raccolti in un libro “Restiamo Umani” – il motto con il quale firmava i suoi pezzi-, i suoi racconti della vita a Gaza sotto le bombe hanno permesso a tanti di noi di conoscere cosa è accaduto veramente in quel lembo di terra palestinese.
Vittorio è ritornato nella Striscia a gennaio di quest’anno. Con i compagni dell’ISM continua la sua missione di attivista per i diritti umani e di testimone.
La Città di Sasso Marconi, nel 2009, gli ha conferito il Premio dedicato al “Giornalista o operatore della comunicazione del Sud del Mondo distintosi nella lotta per la promozione dei diritti umani, dello sviluppo, della democrazia attraverso i media” per “aver documentato nei 22 giorni dell’attacco israeliano a Gaza, giorno dopo giorno gli orrori della guerra e la tragedia del popolo palestinese attraverso il suo blog e corrispondenze per Il Manifesto, per siti internet e radio. I suoi pezzi, raccolti anche da televisioni e organizzazioni internazionali, sono stati impressionanti per verità, capacità descrittiva in diretta, pietà, solidarietà con le vittime civili, finendo sempre con l’esortazione “restiamo umani”.
Il 4 ottobre prossimo il comune di Ovada (Al) gli conferirà il Premio speciale Testimone di pace “Rachel Corrie” 2010.
“Restiamo Umani” è stato tradotto in tedesco, francese, inglese e spagnolo.

Permettetemi ora di citare le parole asciutte ed esatte che Don Fabrizio Crotta ha detto durante le esequi alle quali ha partecipato in rappresentanza dell'Amministrazione Provinciale l'Assessore De Poi, e in rappresentanza del consiglio io, ma erano presenti anche altri Consiglieri. 
"Quante volte noi siamo pronti a parlare di pace, di giustizia, di non-violenza. Ma lo facciamo comodamente seduti sui nostri divani i nei salotti televisivi. Vittorio invece ha scelto di essere lì, sul posto. condividendo la vita dei più miseri, subendo le stesse angherie, lottando a mani nude per la pace e convivenza dei popoli"  Ha poi citato un intervento che il Card. Martini fece vent'anni fa all'inizio del primo conflitto in Iraq, dal titolo "un grido di intercessione" che così diceva: "Intercedere non vuol dire semplicemente pregare per qualcuno come spesso pensiamo. Etimologicamente significa "fare un passo in mezzo", fare un passo in modo da mettersi nel mezzo di una situazione"
La scelta di mettersi lì, in mezzo al conflitto, ha portato Vittorio a stare dalla parte del più debole, del più indifeso, dell'oppresso, ma come portatore di pace, senza armi, senza violenza, gratuitamente, per amore di un popolo ferito"

Lasciate che concluda  con le parole pronunciate alla fine del ricordo civile dalla madre, Egidia Beretta: "Vittorio non è nè un eroe, né un martire, ma solo un ragazzo che ha voluto riaffermare con una vita speciale che i diritti umani sono universali, e come tali vanno rispettati e difesi in qualsiasi parte del mondo che l'ingiustizia va raccontata e documentata, perché nessuno di noi, nella nostra comoda vita possa dire 'io non c'ero, io non sapevo'". 


Il Consiglio Provinciale raccolto in un minuto di silenzio in onore e ricordo di Vittorio Arrigoni
foto tratta da http://www.merateonline.it/





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