mercoledì 12 gennaio 2011

Ordine del giorno proposto dal PD PROGRAMMA PROVINCIALE di FILIERA CORTA del LATTE

IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI LECCO


PREMESSO CHE:
1.      la zootecnia da latte lecchese conta  un patrimonio di circa 3.900 vacche da latte e un patrimonio bovino complessivo di circa 11.000 capi, allevati in alcune centinaia di aziende agricole, di cui 125 produttrici di latte, in possesso di circa 23.600 tonnellate complessive di diritti di produzione;
2.      nel corso degli ultimi anni il patrimonio bovino provinciale e quello da latte, in particolare, si è ridotto progressivamente di consistenza, passando dalle 4.500 vacche da latte in produzione nel 2003 alle attuali 3.900 circa, con una perdita media di oltre il 2% all’anno del patrimonio bovino produttivo;
3.      nel corso dello stesso periodo la produzione di latte effettiva si è ridotta dalle 28.482 tonnellate del 2003 alle 23.793 del 2009, con una riduzione media annua del 2,7%, seguita pressoché parallelamente dalla diminuzione delle quote, che hanno segnato una contrazione media annua del 2,5%;
4.      nel periodo predetto l’andamento della produzione di latte commercializzata come quota “consegne” ha segnato una riduzione media annua del 3,5%, mentre la produzione commercializzata come quota “vendite” ha segnato un incremento medio annuo del 5,7%, seguite pressoché parallelamente dall’andamento dei diritti di produzione nelle due tipologie di quote;
5.      nello stesso periodo di riferimento, 2003-2009, il numero di imprese agricole titolari di diritto di produzione si è ridotto da 160 a 125, con una riduzione complessiva di oltre un quinto e una  perdita media annua di circa il 3,6%, mentre nello stesso periodo la produzione media aziendale è cresciuta del 5,6%;

CONSIDERATO CHE:
1.      la superficie agricola lecchese destinata alle produzioni foraggere permanenti (prati e pascoli) e avvicendate (principalmente erbai di mais e di loiessa) ammonta a circa 12.500 ettari e corrisponde ai tre quarti dell’intera superficie agricola utilizzata;
2.      la maggior parte delle superfici destinate a colture foraggere, per motivi orografici e di qualità dei suoli, trovano in queste colture una fra le migliori e più efficienti gestione agronomica e, in taluni casi, una loro diversa destinazione produttiva potrebbe compromettere l’equilibrio idrogeologico del territorio per la riduzione della stabilità dei suoli, con gravi rischi per la popolazione e le infrastrutture civili;
3.      la presenza dell’allevamento bovino da latte è fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio agro-territoriale, in quanto si collega direttamente all’utilizzazione dei prodotti foraggeri, con la produzione dei quali si assicura anche l’importante funzione di manutenzione e di cura del territorio e del paesaggio.
4.      la riduzione delle aree coltivate per la produzione foraggera determinerebbe effetti negativi anche sul paesaggio, caratterizzato dalla coesistenza di scenari diversi, dove soprattutto in montagna ai boschi si alternano prati e pascoli, il cui insieme conferisce al territorio un aspetto caratteristico e una più apprezzabile gradevolezza con effetti positivi anche sul turismo;
5.      dalla produzione del latte sul territorio dipende direttamente l’esistenza di numerosi prodotti tipici e tradizionali, che costituiscono una risorsa economica diretta per i produttori e indiretta per il territorio in quanto, insieme al paesaggio rappresentano un risorsa per il turismo, ma anche un patrimonio culturale della comunità locale; 
6.      la progressiva contrazione delle imprese agricole da latte è un fenomeno esteso che si manifesta in tutta la regione Lombardia e a livello nazionale e che, all’interno delle attuali dinamiche  di mercato, la permanenza delle imprese da latte è associata alla crescita della dimensione delle aziende per lo sfruttamento di economie di scala;
7.      gli effetti delle dinamiche di mercato si ripercuotono in modo differente fra aree svantaggiate e aree a maggiore vantaggio, come dimostra la differente variazione dei dati relativi alle aziende e alla produzione complessiva regionale, per le quali a fronte di una variazione complessiva delle aziende da latte del -25,7% nel periodo compreso fra il 2003 e il 2009, lo stesso fenomeno ha registrato -24,3% in pianura e  -29,4% in montagna, mentre la produzione di latte, sebbene abbia registrato un incremento su base regionale del 5,1%, quella in pianura è cresciuta del 5,4% e quella in montagna, al contrario, si è ridotta dello  0,9%;
8.      il prezzo del latte alla stalla, che prima era maggiormente garantito da accordi interprofessionali,  presenta negli ultimi anni una più accentuata volatilità e una tendenza alla diminuzione, con significative variazioni anche all’interno della stessa campagna produttiva, raggiungendo nella seconda parte della campagna in corso la quotazione di circa 0,37 euro/litro;
9.      la scarsa remuneratività del prezzo del latte si ripercuote sulla contrazione del reddito da lavoro degli imprenditori agricoli e costituisce una delle principali cause dirette e indirette, per mancanza di ricambio generazionale, della chiusura delle aziende meno competitive e di minori dimensioni;
10.  il contrasto della tendenza alla chiusura delle imprese zootecniche da latte attraverso la crescita della loro capacità produttiva e della dimensione aziendale, ancorché non priva di varie problematiche di ordine ambientale,  nel territorio lecchese trova forti limitazioni di carattere strutturale e urbanistico e pertanto o essa non è praticabile oppure, laddove fosse possibile, costituirebbe una scelta limitata ad alcuni produttori e quindi di dubbia efficacia per il comparto a livello provinciale;
11.   il 75% delle imprese da latte lecchesi ha una capacità produttiva inferiore alla media provinciale (189 t/anno), che a sua volta è un terzo di quella regionale (598,5 t/anno) e, pertanto, solo poche unità produttive lecchesi si collocano in classi dimensionali che, con le attuali dinamiche di mercato, sembrano essere a minore rischio di chiusura nel volgere di qualche anno;
12.  che la strategia già in parte adottata dalle imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni per il tessuto produttivo lecchese, prende in considerazione l’allocazione di quantitativi crescenti di diritti di produzione fra le cosiddette “vendite”, con corrispondente diminuzione della quota “consegna”, come dimostra il  33% di incremento della quota vendita nel periodo già considerato 2003-2009;
13.  l’aumento progressivo dei distributori automatici per la vendita del latte alimentare crudo, attualmente installati dai produttori in 45 esemplari in 33 comuni lecchesi, conferma l’orientamento delle aziende di diversificare e di potenziare i canali di vendita diretta del latte;
14.  la produzione che trova esitazione sul mercato attraverso la vendita mediante i distributori automatici è di circa il 25% della quota vendite e di circa il 4% dell’intera produzione provinciale e che questi dati si prestano ad essere significativamente incrementati, anche attraverso il coinvolgimento di un maggiore numero di produttori e l’installazione di ulteriori distributori automatici in parte dei restanti comuni lecchesi che attualmente ne sono sprovvisti;
15.  il prezzo del latte venduto ai primi acquirenti costituisce attualmente dal 25 al 30% del prezzo al consumo del prodotto (da 1,30 a 1,60 €/l) e che la vendita diretta attraverso i distributori automatici permette ai produttori di incamerare un maggior valore aggiunto e ai consumatori permetterebbe un risparmio del 30-35% della spesa per questo prodotto;
16.  la valorizzazione del latte attraverso la vendita diretta determina l’aumento del reddito del produttore e costituisce una strategia alternativa a quella dell’aumento delle dimensioni aziendali che, nelle condizioni lecchesi, trova scarsa possibilità di attuazione;
17.  l’attuale diffusione dei distributori automatici è avvenuta in assenza di un intervento di coordinamento sul territorio e pertanto, al di fuori dell’ambito aziendale, si è sviluppata spontaneamente solo laddove hanno agito la volontà dei produttori interessati e l’attenzione prestata dalle amministrazioni locali nel concedere l’uso di aree pubbliche per l’installazione degli impianti;

RITENUTO CHE:
1.      la consistenza del patrimonio bovino provinciale e delle imprese zootecniche da latte, sottoposti ad una progressiva contrazione, ha raggiunto limiti allarmanti per la tenuta nel medio e lungo periodo del sistema zootecnico provinciale, con gravi rischi per gli equilibri agro-territoriali provinciali e per l’economia locale che dipende direttamente dalla produzione di latte e per quella che indirettamente ne potrebbe essere influenzata negativamente per la perdita dei prodotti tipici e per la degradazizione del paesaggio;
2.      la vendita del latte da parte dei produttori direttamente ai consumatori, attraverso l’internalizzazione nell’azienda agricola dell’intero valore aggiunto fra le fasi di produzione e di consumo costituisce una scelta efficace di contrasto alla perdita progressiva di reddito dei produttori agricoli e pertanto deve essere sostenuta con opportuni interventi di incentivazione dei produttori, di supporto dei produttori e degli enti locali e di orientamento dei consumatori;
3.      è necessario definire una strategia di livello provinciale per la diffusione della vendita diretta del latte da parte dei produttori mediante distributori automatici, installati in luoghi idonei, sia pubblici che privati, che trovi attuazione all’interno di un programma provinciale di filiera corta per il latte lecchese;
4.      il programma provinciale dovrebbe costituire un momento di coordinamento delle associazioni dei produttori e del commercio, definire le attività di informazione nei confronti dei consumatori, fornire supporto ai comuni per l’individuazione di aree idonee per l’installazione dei distributori automatici e per la selezione degli operatori e, infine, fornire ai  produttori un quadro di riferimento e di supporto, per le decisioni e per l’avvio dell’attività;

VISTA la L.R. 5 dicembre 2008, n. 31 (Testo unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale) e in particolare l’art. 34:
a.      comma 1 lettera i) che conferisce alle province le funzioni amministrative concernenti “le azioni di interesse locale per la promozione agroalimentare, anche relative alle produzioni biologiche”;
b.      comma 1 lettera r) che conferisce alle province le funzioni amministrative concernenti “la rilevazione e il controllo dei dati sul fabbisogno alimentare e l'attuazione dei programmi provinciali d'intervento relativi all'educazione alimentare e alle politiche nutrizionali, comprese quelle biologiche”;
c.      comma 2, lettera a) che conferisce alle comunità montane, nell'ambito dei rispettivi territori, e alle province nella restante parte del territorio provinciale, le funzioni amministrative concernenti “il miglioramento e lo sviluppo delle produzioni animali e vegetali di rilevante interesse locale”;

IMPEGNA LA GIUNTA PROVINCIALE


1.      A PREDISPORRE, entro sessanta giorni dalla data della presente deliberazione, un PROGRAMMA PROVINCIALE DI FILIERA CORTA PER IL LATTE LECCHESE, finalizzato,  in particolare attraverso la diffusione dei distributori automatici di latte nel territorio provinciale, al potenziamento della rete di vendita diretta del latte in provincia di Lecco. A tal fine il Programma individua:
A.     le azioni previste per il raggiungimento del predetto obiettivo e fra le eventuali altre ritenute opportune e necessarie prende in considerazione  quelle relative:
                               I.            al coordinamento di azioni pertinenti con le associazioni dei produttori agricoli, del commercio, dell’artigianato, dei consumatori e con eventuali altri soggetti il cui apporto sia ritenuto utile (utilizzo del latte nei bar, preparazione di gelati, vendita diretta dei derivati etc.)
                             II.            all’attività di supporto verso i comuni, fatte salve le loro competenze, per l’individuazione di siti idonei per l’installazione dei distributori automatici, per la selezione degli operatori e per ogni altra eventuale iniziativa ritenuta utile;
                          III.            alla divulgazione a tutti i soggetti interessati del quadro di riferimento tecnico e normativo, nonché quelle di supporto per le decisioni e l’avvio dell’attività da fornire  in particolare ai produttori agricoli; 
                           IV.            all’informazione dei consumatori;
B.      le modalità e i tempi di attuazione delle azioni previste;
C.     le risorse finanziarie proprie e quelle di altri Enti, fra i quali in particolare la Regione Lombardia, la Camera di Commercio I.A.A., le Comunità Montane, destinate all’attuazione del programma.
D E L I B E R A
DI APPROVARE il testo dell’ordine del giorno come da proposta presentata nella parte narrativa e propositiva che si intende qui di seguito integralmente trascritta.
ODG proposto dal Gruppo del Partito Democratico del Consiglio Provinciale di Lecco

2 commenti:

  1. Sono d'accordo con questo Odg. Aggiungerei anche l'impegno a stringere accordi con la grande distribuzione per posizionare i dispenser di latte a km 0 anche presso i supermercati a fianco dell'altro latte. La gente è prigra e per praticità prende quello del supermercato, anche se costa di più è arriva da chissà dove (me compreso). Altrimenti sarà una gara persa in partenza.

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  2. Sono d'accordo: non solo nella grande distribuzione, ma anche con i commercianti. Bisogna concordare la proposta con le Associazioni di categoria. Grazie per il contributo! Italo Bruseghini

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